Home / Aspirina quotidiana, fa più male che bene?
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Consideriamo l’aspirina a basso dosaggio così innocua da chiamarla aspirina per bambini.
Da tempo sappiamo che l’aspirina non deve essere usata nei bambini e negli adolescenti, perché fa aumentare il rischio di sindrome di Reye.Questo divieto non è una novità per i medici, ma spesso i genitori non ne sono al corrente e dimenticano di leggere il foglietto informativo, che lo riporta in modo non evidente.
La sindrome di Reye, una malattia grave caratterizzata da encefalopatia acuta e da steatosi epaticaDegenerazione del fegato, causata dall’accumulo di trigliceridi negli cellule del fegato, può verificarsi nei bambini e negli adolescenti che assumono aspirina per curare la febbreTemperatura corporea al di sopra dei valori normali compresi tra i 36,4 ed i 37,2 gradi centigradi oppure altre malattie o infezioni.
Recentemente l’opinione degli esperti si è spostata sull’aspirina a basso dosaggio anche per gli adulti. La ricerca degli ultimi anni ha chiarito che l’aspirina quotidiana non aiuta molte persone a prenderla. Al contrario, potrebbe danneggiarle.
In questo momento, circa un quarto degli adulti oltre i 40 anni (quasi 29 milioni di persone) senza alcun tipo di malattia cardiovascolare sta assumendo aspirina.
Tra gli over 70, la percentuale che la assume giornalmente aumenta della metà.
Questo secondo uno studio recente che utilizza i dati del 2017 riferiti agli Stati Uniti d’America.
Le nuove linee guida dell’American College of Cardiology e dell’American Heart Association affermano che nessuno sopra i 70 anni dovrebbe assumere quotidianamente aspirina per bambini a meno che non abbia una storia di malattie cardiache o ictus. Chiunque tra i 45 e i 70 anni dovrebbe parlare con il proprio medico prima di iniziare un regime di aspirina, poiché potrebbe non offrire molto aiuto e le persone con un aumentato rischio di sanguinamento non dovrebbero prenderla.
Le linee guida europee del 2016 sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari non la raccomandano come metodo primario per l’infarto o per la prevenzione dell’ictus. La Task Force dei servizi di prevenzione degli Stati Uniti la raccomanda solo a persone di 50 anni ad elevato rischio di malattie cardiovascolari.
L’aspirina è un farmaco anti-piastrinico, il che significa che impedisce la coagulazione del sangue.
La coagulazione del sangue è, ovviamente, fondamentale perché se non si potesse coagulare, in caro di ferita, anche piccola, si sanguinerebbe in eccesso.
Ma i coaguli che si formano all’interno dei vasi sanguigni possono bloccare del tutto il flusso, causando un attacco cardiaco quando quel sangue non riesce a tornare al cuore oppure un ictus se il coagulo interrompesse il flusso sanguigno in una parte del cervello.
In teoria l’aspirina dovrebbe aiutare a ridurre entrambi questi rischi. E questo è vero, per un gruppo selezionato di persone.
Le nuove linee guida indicano che l’aspirina è ancora molto raccomandata come trattamento secondario, il che significa che aiuta sicuramente le persone che hanno già avuto un infarto o un ictus. Queste persone hanno un rischio significativamente più elevato di avere un altro attacco e l’aspirina può ridurre tale rischio. Ciò che i medici non raccomandano più è l’uso diffuso dell’aspirina come trattamento primario, per le persone che non hanno mai avuto un infarto o un ictus in precedenza.
La cosiddetta aspirina per bambini può avere una dose bassa, ma i pazienti non devono presumere che l’assunzione sia innocua. L’assunzione di un farmaco che rende meno probabile la coagulazione del sangue mette comunque a rischio. Se si inizi a sanguinare nell’intestino o nel cervello, ad esempio, le piastrine dovrebbero venire in soccorso. Se si sta assumendo quotidianamente aspirina, l’intervento di autoregolazione del corpo è meno efficace.
Uno studio del 2009 su The Lancet ha scoperto che esisteva un piccolo, ma non trascurabile, aumento del rischio di maggiori sanguinamenti tra le persone che assumevano l’aspirina in modo profilattico. Uno del 2018 riportato nel The New England Journal of Medicine ha evidenziato la stessa cosa.
Gli stessi rischi esistono se la persona ha già avuto un infarto, ma i benefici che ottiene dall’assunzione di aspirina in termini di prevenzione dal ripetersi dell’evento sono superiori ai potenziali svantaggi.
Nel momento in cui il rischio elevato di avere un infarto supera il 10 percento, le linee guida notano, diventa favorevole prescrivere l’aspirina ogni giorno. Questo vale per chiunque tra i 40 e i 70 anni. Non ci sono prove sufficienti per quanto riguarda persone di età inferiore ai 40 anni. Mentre gli adulti di età superiore ai 70 anni hanno un rischio così elevato di sanguinamento che alla maggior parte di loro non farebbe bene assumere aspirina quotidianamente, indipendentemente dal rischio cardiaco.
Il consiglio generale per tutti, tuttavia, è quello di discutere con il medico se è necessario assumere aspirina a basso dosaggio prima di decidere di farlo (o decidere di interrompere).
Queste linee guida indicano che è probabile che vi siano eccezioni e che il medico dovrebbe valutare i rischi per la salute personale al momento di decidere se prescrivere l’aspirina giornaliera.
Questa conoscenza in realtà non è completamente nuova. Sebbene la ricerca della metà del XX secolo suggerisse che l’aspirina avrebbe aiutato tutti, molti anni di studi successivi (e meta-analisi di quegli studi) hanno rivalutato le effettive potenzialità e rivisto le raccomandazioni in proposito.
Esisteva una credenza sbagliata che ora è stata corretta.
Pertanto se qualcuno ci dice che l’aspirina è un’ottima idea per tutti coloro che hanno una certa età, la sua conoscenza non è aggiornata.
Patologie di natura infiammatoria, metabolica, infettiva, allergica, autoimmunitaria vengono trattate presso il Biomedic Clinic & Research avvalendosi della Medicina IntegrataEspressione usata per indicare l’integrazione fra la medicina tradizionale e le medicine complementari o non convenzionali. Mantiene la Medicina Convenzionale come fulcro, senza escludere però tutte le terapie che possono coadiuvare le cure tradizionali, mettendo al centro il paziente ed il suo essere ammalato.. Ciò si traduce in un approccio personalizzato che prende in considerazione metodi diagnostici e terapeutici propri sia della medicina tradizionale che di quella naturale, al fine di occuparsi anche delle cause scatenanti di un determinato disturbo, riferite al singolo paziente.
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Le informazioni contenute in questo articolo non devono in alcun modo sostituire il rapporto dottore-paziente; si raccomanda al contrario di chiedere il parere del proprio medico prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio o indicazione riportata.
Si dichiara che il presente messaggio è diramato nel rispetto delle linee guida inerenti l’applicazione degli art. 55-56-57 del Codice di Deontologia Medica.
Autore: Alessia Panizza
Revisione scientifica e correzione a cura del Dr. Roberto Cestari (medico chirurgo, Direttore Sanitario Biomedic Clinic & Research).
Adattamento e Pubblicazione a cura della Redazione del Biomedic Clinic & Research
2019 ACC/AHA Guideline on the Primary Prevention of Cardiovascular Disease
Journal of the American College of Cardiology
acc.org/about-acc/press-releases/2015/01/13/11/55/ten-percent-of-heart-patients-may-be-inappropriately-prescribed-aspirin
Linee guida europee 2016 sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari nella pratica clinica
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